mercoledì 8 aprile 2015
La Parola
Le Parole sono vive, prendono la forma di chi le usa, possono incoraggiare, motivare, ferire, oltraggiare.
Le parole di oggi si divertono ad umiliare, insultano alcune volte deprimono, cioè ti portano sempre più in basso dove non c'è più luce per te.
Ho sempre considerato la parola singolarmente, sia quella a cui mi vincolavo come promessa, sia quella che utilizzavo per ferire, le frasi hanno sempre avuto per me un effetto depotenziato, quasi uno stare a galla nella società (qualcosa si deve pur dire), ma nei momenti più importanti o dolorosi della mia vita, o sono stato in silenzio o ricordo di aver utilizzato un paio di parole al massimo.
Umilmente sto al passo con i tempi, ma la parola è già un fertile argomento trattato da fonti autorevoli, recentemente Z. Bauman e C Bordoni nel loro "Stato di crisi", come nella prossima Biennale a Venezia il padiglione del Vaticano esporrà il tema dell'incipit di Giovanni e quindi del Logos.
Io ne parlo a modo mio.
Nel Bene e nel Male , il Dio cristiano è un Dio del nascondimento e la sua parola si rivela quando noi stiamo in silenzio.
E' la parola del creato, delle altre anime, è la parola di ciò che Dio ha in serbo per noi.
Ha una voce che si sente nel silenzio, è una parola che manca anche se non ne abbiamo mai sentito il sapore, come il basso in un concerto, lo noti se manca o se sai come suona.
E' una parola viva, una parola d'Eros, che avvicina al mondo, agli altri, non è la frase gettata nelle discussioni nelle famiglie o tra presbiteri, in case e comunità religiose che paiono catacombe.
E' una parola d'amore, che trasporta gioia.
Se è una parola triste, Dio sta seduto a tavola ad aspettare che ci svegliamo dal nostro hikikomori di preghiera distaccata.
Non ci innamoriamo del Cristo negli altri, ma lo idealizziamo o ne proiettiamo un'immagine distorta sulle altre persone creando un amorfo e sudicio posticcio delle nostre paure e ossessioni.
Siamo al varco di noi stessi, la parola sta un pò dentro e un pò fuori da noi, se non usciamo da noi stessi, lasciando un pò affamato il nostro Io, nell'altro vediamo solo ciò che potrebbe renderlo meno difettoso ai nostri occhi o altrimenti un grande uomo da adorare.
Ma se ci lasciamo accompagnare dalla nostra " Maddalena" interiore che sa vedere prima di tutti, la parola si fa carne, o meglio si fa altro, si fa Cristo nell'altro e usciamo dal nostro amato sepolcro Ego.
La Parola di Dio, quindi l'Eucaristia , insieme, in quanto persona e insegnamento non si dividono nella figura di Gesù Cristo, si rivela tossica, da espellere, per quelle anime che non gli fanno posto.
L'Io diventa il grande vitello d'oro ebreo di questi tempi...
E se impera l'IO non esiste più DIO.
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