mercoledì 15 aprile 2015
La Famiglia
Ricorrere all'uso della Famiglia, alcune volte può rivelarsi più dannoso che benefico, si pensa di fare il bene dei propri figli per poi arrivare ad una escalation di sofferenze psicofisiche da far sembrare la guerra dei Roses una scaramuccia tra sedicenni innamorati.
Il pesciolino Giosuè questo lo sa, in effetti la sua famiglia non si può definire propriamente tradizionale, ma ha sempre funzionato:
Papà Cicciogallo e Mamma Babygiraffa sono sempre riusciti a far quadrare il bilancio familiare, non sono mai mancati i beni di prima necessità: alghe, mais, arbusti e amore.
Ma pesciolino Giosuè sa che i tempi cambiano, le mode invecchiano, egli si sente profondamente diverso, in un ambiente che non riconosce più una domanda affiora spontanea alla sua mente:
MA SONO VERAMENTE FIGLIO DI QUESTI DUE?
Voi riderete, anche il pesciolino Giosuè sogghigna, ma spesso i nostri figli non ci riconoscono più, si sentono uova sbagliate in una covata di uova uguali.
I nostri litigi, le nostre brutture, creano una distanza in noi e tra di noi, sentiamo come se il nostro cuore si gelasse a milioni di km di distanza dal nostro amato sangue del nostro sangue.
Il fiume in piena degli eventi si porta appresso tutti i detriti che trova lungo il suo cammino: negatività, sogni infranti, umiliazioni, perdite di senso, piano piano perdiamo o acquisiamo nuovi arti e membra a causa delle nostre ferite.
Abbiamo teste da bambino che si affezionano morbosamente ai propri giochi perversi, con colli da giraffa pronti ad osservare con invidia il giardino dell'altro, oppure teste di gallo sempre pronte alla rissa in pingui corpi da bambino poco inclini a fatica e responsabilità.
Insomma ci si scontra in un titanico "infantile" gioco al massacro e i figli se ne vanno, si allontanano, forse pensando che non valga più la pena lottare per qualcosa che non ti appartiene più, la famiglia diventa così il giocattolo rotto, noioso e che non si usa più.
Le Famiglie, invece, sono tutte collegate da un filo:
un bellissimo libro per bambini, racconta che tutto: uomini, animali, cose, case sono attraversate da un filo che le unisce.
E' un filo secondo me, fatto da due colori: uno è il rosso sangue delle ferite, l'altro il bianco dell'acqua cristallina che rigenera.
E' un filo che si può tagliare spesso nella nostra vita, si taglia il filo con persone amate, con il lavoro, con la nostra storia, ma quando tagliamo la cima di questo filo, quell'apice che parte dal nostro cuore, tranciamo non solo le redini del nostro mondo ma recidiamo il filo del perdono che ci lega a Dio e a noi stessi.
Dio non fa lavori approssimativi, come un meccanico o un idraulico con poca passione, Dio è il medico che dona vita, egli prende la cima recisa del nostro filo e come un cordone in una nuova placenta lo riplasma in noi.
Dio ci dà la possibilità di guardarci innumerevoli volte con occhi benevoli e compassionevoli e non di rimprovero e risentimento, aprendoci alla sua fonte inesauribile d'amore osiamo dirci:
" VAI BENE COSÌ COME SEI"
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