domenica 1 marzo 2015

Il Ronin e il Bambino



In questo periodo dedico molto tempo a mio figlio di 9 mesi.
Lo sveglio, gli preparo da mangiare, gioco con lui, gli cambio il pannolino, lo addormento.

Oggi, mi sono ricordato di un discorso fatto circa tre settimane fa con il mio amico Pierpaolo.
Parlavamo di cultura giapponese, o meglio, lui parlava.
Fare un discorsino con Pierpaolo significa infatti venire catapultati in Matrix, un universo parallelo di conoscenza, dove, se tu, in quei dieci minuti di discussione hai a disposizione due computer connessi ad alta velocità per fare ricerche incrociate, ed uno stuolo di discepoli scrivani che prendono appunti, riesci a comprendere una stringa di quel mare di riferimenti, immagini, nozioni, esperienze; altrimenti, se sei un pò come me, ti colpisce una cosa, e quella ti rimane in testa.

La storia è quella di un Ronin (un samurai senza padrone), il quale dopo lo sterminio di quasi tutta la sua famiglia e la sua casata, con il proprio figlio nella culla, incomincia il suo viaggio per vendicarsi.

Per me è diventata subito un'ironica allegoria del nostro esser genitori.

Spesso sulle nostre famiglie cala un vero e proprio inverno, le intemperie rischiano di spegnere il sacro fuoco domestico: il vento gelido dell'indifferenza; la pioggia incessante delle lacrime di rancori, tradimenti; la neve, coltre che copre i problemi; la nebbia del "dover essere".
I bambini con la loro luce imparano ad essere Tedofori dei sogni altrui.
E se tutto ciò non fosse abbastanza, si aggiunge il tempo plumbeo e uggioso dove non si insegna ai propri figli la libertà, a dare un nome alle emozioni che stanno provando e a dargli dignità.

Insomma il Samurai senza padrone assume per me un significato iniziatico.

Il ronin, porta suo figlio attraverso la vita, chiarisce con i gesti e i fatti che la vita non è fatta di ruoli prestabiliti, cosa puoi sembrare o come puoi apparire all'altro.
Ma è vitale cosa sai fare o non sai fare, quanto riesci a reggere la fatica o come sai affrontare una situazione difficile da solo.

Simbolicamente essere padri genera un posto in prima linea in questo mondo.

Se i padri voltano le spalle, piegano la schiena, la barriera educativa si infrange e i figli dovranno necessariamente difendersi da soli e chiamati precocemente alle armi non potranno:

1)studiare
2)riposare
3)amare e giocare

Il muro genitoriale è vinto!

La prima barriera è molle, friabile, si ristruttura spesso perchè non si usa materiale di qualità, non è riconoscibile nel tempo, fa passare tutto o non fa passare niente.

Il Ronin no. Il Ronin non vive in questo modo.

Egli va verso la vita, si mette in strada, non è fermo nelle paludi della lamentela o della "giusta giustificazione", ama, combatte ma:
Con una culla e un bambino che tiene per la mano.

Non è libero ma non è prigioniero.
Rischia ma non azzarda.
E' responsabile di qualcosa che lo trattiene da un'ira che distruggerebbe gli altri e se stesso.
E' l'arco che fa scoccare la freccia..il proprio figlio nella vita.

E cosi piano piano..l'inverno lascia spazio alla primavera.



L'impotenza diventerà pazienza.
Il sacrificio diventerà resistenza. 
La forza diverrà Amore.







 






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