martedì 24 marzo 2015

La Cittadella del Tempio



Era un tempo buio, la Cittadella del Tempio era l'unica luce che ancora splendeva fulgida nell'oscurità dei nove regni. 

La regina Perdita generò due figlie:
 Vigilanza e Distrazione.
 Le due figlie crebbero in forza, bellezza e sapienza.


VIGILANZA, la primogenita, amava il susseguirsi delle stagioni, seguire il ritmo naturale delle cose, imparava i segreti per trovare l'acqua, seguire le tracce della selvaggina e raccogliere bacche commestibili.
Sapeva quali erano i terreni inospitali, le sabbie mobili e i mostri da evitare  superati i confini del regno del Tempio.
Il suo scopo era proteggere e conservare intatta la bellezza e la pace della Cittadella. 

DISTRAZIONE passeggiava vestita di fiori e di frutti, si svestiva di primavera, si vestiva d'autunno e si ornava con i gioielli dell'inverno.
Era amata da tutti e tutti lei amava.
Poteva cogliere un amico o un istante felice allo stesso modo, qui e ora, come si coglie una margherita di campo senza ansia per il futuro o nostalgia del passato, splendeva di passione.
Distrazione trasmetteva serenità e amava particolarmente TEMPO, il quale corrispondeva con lo stesso sentimento e con altrettanti doni.


Perdita era riuscita in tutti quei secoli a creare equilibrio nel regno, vi era perfetta armonia tra ciò che doveva raggiungere la Grande Luce e quello che poteva ancora abitare in quei luoghi di serenità.

Ora però in tutti i 9 regni, il potere oscuro del Perturbatore creava disordini, confusione e perdita di senso; il buio si impadroniva voracemente di tutto ciò che era senza protezione e lambiva perfino i confini della Cittadella seppur difesa strenuamente e sapientemente dall'esercito dei 7.

Vigilanza comandava e guidava l'esercito con coraggio e astuzia.

L'orizzonte per la Cittadella appariva ancora profondamente luminoso, grazie anche ai frequenti viaggi di perlustrazione nelle straniere e buie lande desolate dai quali Vigilanza portava a casa conoscenza ed esperienza ma anche ferite e dolori.

Nel mentre anche Distrazione aveva il suo bel da fare, le sue mani erano sempre pronte ad accarezzare amorevolmente chi aveva bisogno, liberandolo da inutili preoccupazioni o utilizzava i doni di Tempo per il bene del paese.

Ma i doni che Tempo offriva con profondo amore, provenivano spesso da luoghi sconosciuti e si sa, alcune volte l'ardore del sentimento porta con se indicibili sciagure.

Come ogni giorno , Vigilanza fermò Tempo che rientrava da uno dei suoi viaggi e come di consuetudine  gli chiese di mostrarle cosa avesse con sè.
Tempo svelò un prezioso ma tetro scrigno di oro brunito.
Vigilanza lo aprì per verificarne il contenuto ed una quantità ridicola di polvere nera schiaffeggiò il suo viso, ella richiuse velocemente il cofanetto battendo forti colpi di tosse.

Il buio era entrato nella Cittadella.
Vigilanza si ammalò gravemente  e poco tempo dopo morì.


Sul forziere apparirono due parole a formare un ironico enigma " Lo sai?"

Perdita si abbandonò a quel dolore di madre, si nascose agli occhi della sua gente rifugiandosi nella torre più alta e perse il controllo della Cittadella.

Distrazione si separo da Tempo, e cominciò a pellegrinare senza meta nel regno, le stagioni andavano e venivano senza più un ordine naturale e contribuivano al turbamento e allo scompiglio della Città.

La cittadella era così  in preda all'oscurità, confusione e disorientamento regnavano.

Un giorno, tra le rovine di quel luogo un tempo magnifico, giunse un viandante e 
chiese udienza alla corte della Regina.

Fu accolto da due irriducibili ma anziani soldati.

Gli fu risposto che avrebbe trovato la Regina sulla torre, ma di non aspettarsi una calda ospitalità.

Il viandante raggiunse la Torre più alta. trovò la regina consumata come un vecchio albero e si presentò:

- Mia Signora, il mio nome è Umiltà e sono un pellegrino delle buie lande!

Non seguì nessuna risposta da parte della deposta regnante.

- Mia Signora, ho viaggiato per i 9 regni e finalmente vi ho trovato.

Con delicatezza adagiò una bimba davanti a Perdita.

La regina guardò la piccola e nei suoi occhi riconobbe gli occhi della sua primogenita, volse uno sguardo interrogativo al pellegrino e lui rispose che era nata durante uno dei viaggi di Vigilanza, una piccola luce nata nel buio più profondo, il suo nome era: PREGHIERA.

Perdita dopo tanto tempo sorrise e ringraziò.

Il regno avrebbe conosciuto una nuova Era.














lunedì 16 marzo 2015

I Bambini e i Giganti.



Ieri pomeriggio eravamo in agriturismo, osservavo mia figlia e altri bambini giocare insieme nel cortile, era un gioco semplice, al centro del cortile c'era un vaso di media grandezza che conteneva un grande Lupo Feroce.
Presumevo che il gioco consistesse nello sfiancarsi urlando a squarciagola, affrontando o fuggendo al cospetto del canide mitologico.
Ma si sa i bambini accedono con molta più facilità alla verità della fantasia e quindi alla conoscenza di valori intuitivi universali.
Cosa voglio dire?
Immaginate un tranquillo cortile con dei tavoli e voi che gustate deliziosi prodotti del posto, diventare ad un tratto una pediatrica Bolgia dantesca dove gironi di bambini divisi in branchi di coetanei si divertono allegramente.

Usando il mio proverbiale distacco ed assenza di giudizio, ovvero fregandomene un pò di ciò che stava accadendo, sono rimasto affascinato da questo turbinio di mezz'uomini e da alcune cose in particolare:

1) i branchi dei bambini divisi per età giocavano in modi completamente diversi ma non perdevano nè la concentrazione nè tantomeno la passione per quello che facevano.

2) la frase di mia figlia :
- "Guarda cosa fanno i grandi!"

C'era un ordine naturale nella pacifica convivenza e indifferenza di questa orda di piccoli Unni, e mia figlia, in una frase  spiegava senza saperlo o meglio affermava senza spiegarlo, l'ambizione di essere grandi, guardare "il grande" come qualcosa da imitare e da seguire.

Viviamo in un mondo dove spesso si vive per difetto, con molti timori e poche aspirazioni di diventare "Grande", ci costruiamo perfetti alibi che ci garantiscono tutt' al più di non diventare un cattivo esempio come quello o quell'altra persona.

Tutto questo diventa uno stagno di melma interiore, che ci impedisce di diventare "Grandi" ma non di crescere, diluiamo piccole coscienze in grandi corpi, insomma rischiamo di buttare il bambino e l'acqua sporca.

La crescita interiore è legata anche a quella fisica e spaziale nel mondo;
ricordo la dolce ma sapiente metafora del film BIG FISH di Tim Burton dove il protagonista Edward cresce con incredibile rapidità e in tre anni il suo corpo è maturo e adulto: dentro il suo corpo si fa spazio una forza che è quella dei bambini.
Il voler sbocciare ad ogni costo e nel modo più veloce possibile, secondo noi adulti alcune volte troppo sbrigativo, rivela un profondo insegnamento nella frase "voglio diventare grande".
Queste parole non hanno tempo e neanche età e i bambini lo sanno, lo intuiscono come un naturale processo delle cose.

Quando la nostra consapevolezza cresce, ci crescono le gambe dell'anima, a noi decidere se e quanto tempo stare in una casa che è ormai troppo stretta.




I Bambini vanno e vengono nel mondo, loro ci insegnano come diventare Grandi, noi invece possiamo donare ad essi la chiave d'oro della città e mentre loro viaggeranno sapranno che noi saremo là sull'uscio di casa ad aspettarli.



domenica 8 marzo 2015

Primo nel mondo, secondo a Nuoro






Per chi ha vissuto o vive tuttora in questa ridente cittadina dell'entroterra sardo questa frase è molto chiara, o comunque si annida più o meno coscientemente nella mente di ogni nuorese.
Il significato simbolico di ciò che potrebbe esser considerato come un anatema è sancito prevalentemente da due confini:

1) Non sei di Nuoro:

Appartieni ad un indefinito luogo che si trova al di fuori dei porti sardi. 
Ciò comporta che qualsiasi sia la specialità, il talento o la caratteristica tua e del luogo che abiti, sarà inferiore per qualità, forza e attrattiva a ciò che l'ISOLA possiede.
Facendo un esempio gastronomico, con la tua cucina d'avanguardia culinaria apprezzata e ottimamente recensita Gourmet, potresti essere severamente umiliato da un primo, un secondo e forse anche da un dolce.

2) Sei di Nuoro:

Sei diventata l'Astroforetti del giorno, o uno scrittore di "articoli assai venduti", ma quando tornerai in città verrai preso per il culo nello stesso modo, e forse se ti capita di tornare per le feste, anche dalle stesse persone con cui passeggiavi 20 anni fa al corso Garibaldi.

Sinceramente non avevo mai compreso appieno questo atteggiamento, in quanto, quando lavoro in psicoterapia, credo maggiormente nel rinforzo positivo e nei lunghi discorsi per motivare le persone e non, nel dichiarare il Fatto duro e crudo di realtà; ma alcune volte queste mie "sedute" affettuose, si rivelano veri e propri Flop, il cliente se ne va e a me rimane una grande amarezza.

Cosa apprendo quindi dalle battute asciutte, l'ironia e il non prendere troppo sul serio le mie competenze, o quelle altrui? Un grande segreto!

Imparare ad uscire dalla zona di conforto.

Nuoro ti sbatte in faccia la realtà, la sua, ma che comunque non puoi ignorare.

E' una realtà secca, un sarcasmo che smidolla le competenze, gli studi, le conoscenze.
Se sopravvivi è perchè sai piegarti con riverenza al ludibrio popolare e accettare di sporcare un pò la tua sedicente immagine.

Messo così, sembrerebbe un calvario verso l'umiliazione.

Ma non è tutto qui, l'elemento importante è il successivo:
Essere messo in discussione, veramente, ti scompagina, ti smappa, ti disorienta.

In Sardegna e precisamente a Nuoro è possibile che posti e luoghi non siano coerenti con il vestito che si porta, forse è probabile che tu ti possa trovare in un Ovile o nella più umile delle bettole in compagnia di famosi musicisti, oppure conoscere la storia di allevatori con licenza elementare che commerciano vino in Giappone comunicando con imprenditori di alto livello, attraverso la saggezza del mosto.

Questo mi ha insegnato una regola importante nella vita, non importa quanto tu sia bravo, ma quanto costanza e disciplina hai, che devi continuare sulla tua strada e che puoi stare a testa alta, con dignità, nella più infima delle bettole come nella più rinomata delle corti, con la stessa tranquillità davanti ad un Re o ad un Oste.

Mi ha insegnato a dare del "tu" all'anima delle persone, quando ne riconosco l'umanità e non solo la professionalità, e questo crea Verità e contatto con l'altro.

Gli insegnamenti impartiti da Nuoro e dalle famiglie che mi hanno adottato sono incisi in me come i 10 comandamenti.
Ognuno di questi comandamenti corrisponde ad una ferita, una ferita al mio Ego, se accetto di esser ferito, rischio di incontrare me stesso e stare in un luogo sicuro..la mia terra.

Grazie Nuoro.

domenica 1 marzo 2015

Il Ronin e il Bambino



In questo periodo dedico molto tempo a mio figlio di 9 mesi.
Lo sveglio, gli preparo da mangiare, gioco con lui, gli cambio il pannolino, lo addormento.

Oggi, mi sono ricordato di un discorso fatto circa tre settimane fa con il mio amico Pierpaolo.
Parlavamo di cultura giapponese, o meglio, lui parlava.
Fare un discorsino con Pierpaolo significa infatti venire catapultati in Matrix, un universo parallelo di conoscenza, dove, se tu, in quei dieci minuti di discussione hai a disposizione due computer connessi ad alta velocità per fare ricerche incrociate, ed uno stuolo di discepoli scrivani che prendono appunti, riesci a comprendere una stringa di quel mare di riferimenti, immagini, nozioni, esperienze; altrimenti, se sei un pò come me, ti colpisce una cosa, e quella ti rimane in testa.

La storia è quella di un Ronin (un samurai senza padrone), il quale dopo lo sterminio di quasi tutta la sua famiglia e la sua casata, con il proprio figlio nella culla, incomincia il suo viaggio per vendicarsi.

Per me è diventata subito un'ironica allegoria del nostro esser genitori.

Spesso sulle nostre famiglie cala un vero e proprio inverno, le intemperie rischiano di spegnere il sacro fuoco domestico: il vento gelido dell'indifferenza; la pioggia incessante delle lacrime di rancori, tradimenti; la neve, coltre che copre i problemi; la nebbia del "dover essere".
I bambini con la loro luce imparano ad essere Tedofori dei sogni altrui.
E se tutto ciò non fosse abbastanza, si aggiunge il tempo plumbeo e uggioso dove non si insegna ai propri figli la libertà, a dare un nome alle emozioni che stanno provando e a dargli dignità.

Insomma il Samurai senza padrone assume per me un significato iniziatico.

Il ronin, porta suo figlio attraverso la vita, chiarisce con i gesti e i fatti che la vita non è fatta di ruoli prestabiliti, cosa puoi sembrare o come puoi apparire all'altro.
Ma è vitale cosa sai fare o non sai fare, quanto riesci a reggere la fatica o come sai affrontare una situazione difficile da solo.

Simbolicamente essere padri genera un posto in prima linea in questo mondo.

Se i padri voltano le spalle, piegano la schiena, la barriera educativa si infrange e i figli dovranno necessariamente difendersi da soli e chiamati precocemente alle armi non potranno:

1)studiare
2)riposare
3)amare e giocare

Il muro genitoriale è vinto!

La prima barriera è molle, friabile, si ristruttura spesso perchè non si usa materiale di qualità, non è riconoscibile nel tempo, fa passare tutto o non fa passare niente.

Il Ronin no. Il Ronin non vive in questo modo.

Egli va verso la vita, si mette in strada, non è fermo nelle paludi della lamentela o della "giusta giustificazione", ama, combatte ma:
Con una culla e un bambino che tiene per la mano.

Non è libero ma non è prigioniero.
Rischia ma non azzarda.
E' responsabile di qualcosa che lo trattiene da un'ira che distruggerebbe gli altri e se stesso.
E' l'arco che fa scoccare la freccia..il proprio figlio nella vita.

E cosi piano piano..l'inverno lascia spazio alla primavera.



L'impotenza diventerà pazienza.
Il sacrificio diventerà resistenza. 
La forza diverrà Amore.