mercoledì 28 giugno 2017
POWERWILL
Da un po' di tempo mi capita di essere interpellato da amici, conoscenti o semplici passanti per un semplice, secco, banale motivo: " Non mi sento bene".
Essendo uno psy titolato, pluripremiato, carico di clienti si attiva subito in me il senso di ragno e metto subito in moto parole e postura salvifica per poter dare come minimo senso a ciò che la persona mi sta chiedendo.
In pratica inizialmente non comprendo assolutamente nulla del perché si rivolgano a me così preoccupati.
Rendendomi un po' più lucido, prima di tutto scopro che il " non sentirsi bene" è un grido al cinema molto familiare " Presto un dottore!!"
Solo che il dottore,specialista, esperto, ominide che si ricerca è uno che abbia un po' di dimestichezza con una farmacologia relazionale chiamata empatia.
Insomma c'è bisogno di un PRONTO SOCCORSO PSICOLOGICO (P.S.P)
E allora via a rispondere a chi ha la mamma che ha appena avuto un brutto incidente e non riesce più a dormire la notte e si prende le sue goccine per poter riposare meglio e che non esce più di casa, oppure la sorella che dopo due lutti di seguito ha una paura matta di uscire in piazza o le viene "l'ansia" di prendere i bambini a scuola e manda la nonna a farlo per lei.
A questo punto mi chiedo ma lo psicologo:
Può uscire dal suo studio?
Può bruci..ehm modificare il suo setting?
A tal proposito ho cercato di formulare un piccolo prontuario di pronto soccorso da usare in strada quando una persona può subire una piccola ferita psicologica:
1) Valutare la sicurezza : il paziente è pericoloso per se o per gli altri?
2) Valutare lo stato di coscienza: rivolgersi al paziente in questo modo
a) Sono qui per te.
b) assecondando i movimenti del corpo ( se vuol piangere , deve piangere).
e formulando una semplice domanda:
3)Come ti posso aiutare?
a questo punto il paziente o non riuscirà a rispondervi e allora in quel caso ci si fermerà alla fase 1 e 2 e voi dovrete armarvi di pazienza e attenzione a ciò che sta accadendo.
Oppure :
Domandate a gran voce: " C'è uno Psicoterapeuta a bordo?"
Colui che si farà vivo dovrà tenere conto dei propri pensieri.
La persona che trovo sulla strada è un delinquente o no?
Come aiutarlo? Lo devo aiutare? Lo posso aiutare?
Non lo posso sapere ma posso fare un giuramento di Ippocrate a me stesso, in effetti quando mi metto nella posizione di fare qualcosa per un altro, entro in una relazione che per forza deve aiutare anche me.
CIOE'?
Come posso tutelare la mia e la sua salute psico-fisica?
Ritorniamo al primo punto: se uno fa del male a se stesso o agli altri parte da una situazione di disagio, Tu puoi prendere atto di questa situazione e per passare al punto successivo devi permetterti una scelta libera.
4)Assenso o dissenso.
1 DOMANDA: Ti interessa partecipare a questa situazione al di là di ciò che sta provocando dentro di te?
Assenso
a) Cerca una sovrastruttura di appoggio( una persona vicina o il 118 digitato sul tuo cel)
b) crea una infrastruttura di appoggio ( educazione al respiro e al pensiero disturbante catastrofico,
creo un ancora mia corporea che mi tenga vigile nel presente)
Dissenso
a) Hai sensi di colpa?
b) L'emozione perturbante ti sta dominando?
c) Sono libero e lascio la situazione.
Tutto questo per affermare che uno psicoterapeuta in questi casi può comportarsi come un medico, quindi può fare regredire o tutelare il sintomo di malessere prima di una chiamata ai distretti sanitari.
A questo proposito credo che il punto chiave sia la volontà.
E' interessante e molto chiaro il vocabolo inglese ovvero POWER WILL che rimanda ad un potere che ti traghetta dal dolore del presente alla forza della speranza.
Il terapeuta deve meditare, dormire, svegliarsi, mangiare con questa parola in se, perché è il mangime di chi lavora in relazione di cura.
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