mercoledì 10 giugno 2015

Confini





ANTEFATTO:

Ieri.

Dieci anni fa arrivavo a Trieste per la prima volta e molti miei amici e alcune persone che incontravo mi chiedevano come mai avessi scelto questa città per abitare.
Rispondevo logicamente adducendo vari motivi di studio, una voglia di scappare lontano, o semplicemente una simpatia per la città "Mitteleuropea".

Oggi.

Trieste l'ho conosciuta sulle pietre del carso, nelle persone che non sono nate a Trieste ma che parlano triestino, l'ho conosciuta tra i paesini dell'Istria, l'ho conosciuta in Slovenia e tra la minoranza slovena, l'ho conosciuta nelle parole di americani emigrati, l'ho conosciuta in diverse lingue.
L'ho conosciuta in tutti i posti dove Trieste sembra finire, l'ho conosciuta sulla punta delle dita come in una elastica estensione di un braccio forte e sofferente e l'ho conosciuta bella e libera come se non appartenesse completamente a se stessa.

SCENA:

Ieri notte navigando su internet riflettevo su quanto una notizia sul web mi permette di distrarmi più o meno consapevolmente da tutto il resto che mi circonda e da me stesso, entro così in un turbinio di emozioni e divento un grande opinionista, mi costruisco una bella identità ricca di nozioni, notizie, significati e fonti attendibili, convinzioni più stabili possibili, in modo da rivolgermi al mondo on line nel modo più sicuro possibile.
Il risultato è quello di sentirmi incrostato da tutti questi ragguagli, argomenti e notifiche.

Il futuro sociale e di reputazione virtuale nella rete si giocherà sempre più su poche parole chiave, le quali sanciranno l'affiliazione degli accoliti alla propria setta linguistica ideologica o di significato semantico della vita.
Tutto questo a gloria e onore di un sentimento di patriottico nazionalismo del proprio Io.

Nella psicoterapia della Gestalt, l'incontro con l'altro è gestito sul confine del contatto, al limitare di Noi.
Gestire i confini del proprio carattere e della propria identità è periglioso in quanto se da una parte rischio di essere troppo rigido e diventare un inflessibile apologeta di me stesso, sulla polarità opposta mi riverserò in una azione "pastorale" alla ricerca di infinite lusinghe e consensi.
In ogni caso sarò sempre IO al centro dell'attenzione.
L'Horror vacui di essere nulla e di esserci per l'altro senza imprimere il nostro volere ci fa entrare in una sindrome di panico o di rabbia globale.

Come possiamo vedere l'amore se non lo trasportiamo al di fuori di noi stessi?

L'amore è pulsante, ne possiamo assaporare la forza centripeta solo quando abbiamo esercitato quella centrifuga, non credo affatto alla frase: "SOLO SE AMO ME STESSO , POTRO' AMARE GLI ALTRI " a mio avviso è un assunto illogico, non posso infatti provare solo una cosa della quale posso avere esperienza solo in relazione.
Se adorassi "LA RELAZIONE" il dio della psicoterapia umanistica, potrei azzardare che per incontrare l'altro dobbiamo maieuticamente partorire l'amore, gettarlo fuori nel mondo, pensarci come ottimi involucri, primo stadio di una evoluzione ad uno spazio esterno di condivisione.
Può sembrare questa una ipotesi schizofrenica solo nel momento in cui io non so a chi faccio spazio dentro di me, sono contenitore di chi o di cosa?
Troppo spesso ci sentiamo come uova sode piene di emozioni, pensieri, parole, giornate faticose.
Quando Sant'Agostino diceva che passiamo inosservati a noi stessi forse non si aspettava che oggi avremmo vissuto perdendo fiducia in Dio e permettendoci raramente l'oblio di noi stessi.
Paradossalmente il Big Bang di conflitti tra le persone avviene tra identità cristallizzate e poco comunicative, e ora si trasfigura in dibattiti microbellici tra idee millimetricamente distanti l'una dall'altra.
Cristiano perseguiterà cristiano, omosessuale offenderà lesbica, il muratore denigrerà il manovale, docenti, medici si culleranno nella creazione delle proprie identità fatte di pseudo stabilità che calmeranno un incontro troppo schockante con l'altro.
 
FINALE: 
 
Domani forse torneremo a parlare di immigrati furbi, dell'Italia ladrona, del sospetto che le nostre idee meravigliose attendono solo di essere rubate, di come sappiamo fare bene un mestiere o conosciamo bene un argomento o di come non lo conosciamo affatto e questo ci fa soffrire.
Ma oggi no.
Oggi per questo minuto pensiamo ad una terra di confine, dove partendo dall'entroterra andiamo verso il mare, immaginiamo un viaggio con la consapevolezza che sappiamo da dove siamo partiti, conosciamo la strada del ritorno ma adesso al confine della terra dove finisce la terra, al limite dei nostri confini ad aspettarci c'è un'altra persona e vi assicuro che da lì si gode di una vista imperdibile.











2 commenti:

  1. "il Big Bang di conflitti tra le persone avviene tra identità cristallizzate e poco comunicative, e ora si trasfigura in dibattiti microbellici tra idee millimetricamente distanti l'una dall'altra" Inizierò a citarti al posto di Antoine de Saint Exupéry e Mark Twain. UAO, UAO, UAO. Ho letto qualche tuo post e, davvero, chapeau di cuore.

    RispondiElimina
  2. Sono contento e ti ringrazio mi onora il tuo apprezzamento. Un abbraccio forte

    RispondiElimina