lunedì 29 giugno 2015

Il Noleggio dominato di sè



Alcune volte riesco ad andare in montagna, non tanto spesso, il più delle volte a breve distanza da Trieste mi rifugio in Carnia, un posto al quale sono particolarmente affezionato, il nostro è un pò come un amore estivo, da amanti , una intimità senza conoscenza, ogni volta che ci ritroviamo è un piacere.
Si è tanto scritto sugli effetti benefici psicofisici dell'andare in montagna, quel luogo dove la natura esplode in tutta la sua meraviglia e diversità.
La Montagna ti tratta sempre come parte di lei, ti ritrovi a far parte del tutto,che lo si voglia o meno, chi va in montagna appartiene ad una fauna umana particolare.
Al ritorno in città permane dentro di me come un andamento rallentato, una sensazione che quei posti respirino e viaggino ancora dentro di me, il corpo si velocizza per assolvere alle attività quotidiane mentre l'anima si riposa in una forma non conosciuta, vivo una desincronizzazione per due giorni al termine dei quali parte un refresh automatico e un ritorno alla mia non diagnosticata iperattività mentale e fisica.
Tutto questo mi suggerisce un idea del mondo a coppie, come se fosse una diade a creare senso, a dare realtà a ciò che ci circonda, ad un movimento o ad un'azione.
Non esiste sacrificio senza il dono di sè, sobrietà senza cura di sè, auto tamarra truccata senza finestrini aperti con musica commerciale a palla.
Acquisiamo risorse se oscilliamo con le nostre criticità, l'equilibrio si ha non nell'immobilità ma nella ricerca precisa di una percentuale di noi in movimento in un continuo che ha agli estremi inedia e dissipazione di energia.
Continuate a seguirmi ancora un attimo:
Facendo un trekking per le mie associazioni mentali penso alla disfunzione dell'attaccamento nelle sue forme di abbassamento della nostra energia, ovvero come un contatto morboso o un glaciale distacco possano essere equilibrati da una consapevolezza di affitto e non possesso delle cose.

Mi spiego meglio:

Se spingo al limite questa concezione del noleggio di questo mondo mi avvicino alla precarietà ma anche al vero manifestarsi di me stesso.
Quale è l'atteggiamento che ti permette di essere allo stesso tempo e in qualsiasi posto del mondo sia un piacevole turista che un omino autoctono accanto al suo focolare?
Il noleggio controllato di sè.
Immagina come se in ogni posto del mondo, in ogni occasione in ogni acquisto tu fossi un semplice anello intermedio, la "tua" macchina passerà a qualcun'altro la "tua" casa verrà abitata da altre persone, i "tuoi" figli riceveranno altre tradizioni.
Angosciante?
Si?
Ora immagina di non esser tu ad essere padrone di tua moglie, del tuo compagno, di tua figlia, forse neanche di te stesso.
Riesci a reggere tutto questo?
Ebbene sempre ipotizzando uno scenario apocalittico di questo genere tu sei in affitto in questa vita con un contratto più o meno lungo che decidi tu di stipulare:
" Vorrei vivere fino a 100 anni, vorrei sposarmi , mi compro una casa, voglio avere dei figli e conoscere i miei nipoti".
Ti chiedo di percepire la delicatezza di questo passaggio: sei tu che stipuli ma che non decidi, la tua volontà decide ma la realtà sancirà.
Ci si stupisce quando una cosa accade improvvisamente, ci stupiamo del perchè capiti proprio a noi, mai ci saremmo sognati che avrebbero calpestato proprio noi.
Io lotto, possiedo, consumo:
" Ho diritto a questa vita!! e nessuno può togliermela!" 
I nostri più celati pensieri magici infantili si inchinano a questo oracolo.

E invece...
LUMACA 1: 
- Ehi! Attenta alla Macchi..Crack
LUMACA 2:
- L' ho Vist..Crack
( Discorso funebre tra due lumache al casello)

Viviamo in questo mondo, piccoli, fragili, percorriamo strade che altri hanno già percorso, ci mobilitiamo per battaglie già combattute, perdiamo di vista così il percorso, la persona che ci precede o quella che ci sta seguendo, smarriamo la consapevolezza di essere tutti sulla stessa via in momenti diversi.

Ok! Sostituiamo quindi una regola disfunzionale con una funzionale nel nostro sistema.

Siamo molto più lenti di quello che immaginiamo, la nostra anima rallenta o si velocizza, prende forma nel movimento.
Che tu sia una lenta lumaca di montagna o uno scattante motorino di città la tua carena è molto fragile impattata ad alte velocità o contro grandi ostacoli.
Apparteniamo ad un posto, ad una persona o a delle cose solo per un periodo limitato di tempo, questo può diventare una soffocante angoscia o una buona pratica per celebrare un' ecologia universale dove il noleggio controllato di sè diventa la soluzione d'equilibrio tra il bisogno di appartenenza e quello di differenziazione e di libertà.

mercoledì 10 giugno 2015

Confini





ANTEFATTO:

Ieri.

Dieci anni fa arrivavo a Trieste per la prima volta e molti miei amici e alcune persone che incontravo mi chiedevano come mai avessi scelto questa città per abitare.
Rispondevo logicamente adducendo vari motivi di studio, una voglia di scappare lontano, o semplicemente una simpatia per la città "Mitteleuropea".

Oggi.

Trieste l'ho conosciuta sulle pietre del carso, nelle persone che non sono nate a Trieste ma che parlano triestino, l'ho conosciuta tra i paesini dell'Istria, l'ho conosciuta in Slovenia e tra la minoranza slovena, l'ho conosciuta nelle parole di americani emigrati, l'ho conosciuta in diverse lingue.
L'ho conosciuta in tutti i posti dove Trieste sembra finire, l'ho conosciuta sulla punta delle dita come in una elastica estensione di un braccio forte e sofferente e l'ho conosciuta bella e libera come se non appartenesse completamente a se stessa.

SCENA:

Ieri notte navigando su internet riflettevo su quanto una notizia sul web mi permette di distrarmi più o meno consapevolmente da tutto il resto che mi circonda e da me stesso, entro così in un turbinio di emozioni e divento un grande opinionista, mi costruisco una bella identità ricca di nozioni, notizie, significati e fonti attendibili, convinzioni più stabili possibili, in modo da rivolgermi al mondo on line nel modo più sicuro possibile.
Il risultato è quello di sentirmi incrostato da tutti questi ragguagli, argomenti e notifiche.

Il futuro sociale e di reputazione virtuale nella rete si giocherà sempre più su poche parole chiave, le quali sanciranno l'affiliazione degli accoliti alla propria setta linguistica ideologica o di significato semantico della vita.
Tutto questo a gloria e onore di un sentimento di patriottico nazionalismo del proprio Io.

Nella psicoterapia della Gestalt, l'incontro con l'altro è gestito sul confine del contatto, al limitare di Noi.
Gestire i confini del proprio carattere e della propria identità è periglioso in quanto se da una parte rischio di essere troppo rigido e diventare un inflessibile apologeta di me stesso, sulla polarità opposta mi riverserò in una azione "pastorale" alla ricerca di infinite lusinghe e consensi.
In ogni caso sarò sempre IO al centro dell'attenzione.
L'Horror vacui di essere nulla e di esserci per l'altro senza imprimere il nostro volere ci fa entrare in una sindrome di panico o di rabbia globale.

Come possiamo vedere l'amore se non lo trasportiamo al di fuori di noi stessi?

L'amore è pulsante, ne possiamo assaporare la forza centripeta solo quando abbiamo esercitato quella centrifuga, non credo affatto alla frase: "SOLO SE AMO ME STESSO , POTRO' AMARE GLI ALTRI " a mio avviso è un assunto illogico, non posso infatti provare solo una cosa della quale posso avere esperienza solo in relazione.
Se adorassi "LA RELAZIONE" il dio della psicoterapia umanistica, potrei azzardare che per incontrare l'altro dobbiamo maieuticamente partorire l'amore, gettarlo fuori nel mondo, pensarci come ottimi involucri, primo stadio di una evoluzione ad uno spazio esterno di condivisione.
Può sembrare questa una ipotesi schizofrenica solo nel momento in cui io non so a chi faccio spazio dentro di me, sono contenitore di chi o di cosa?
Troppo spesso ci sentiamo come uova sode piene di emozioni, pensieri, parole, giornate faticose.
Quando Sant'Agostino diceva che passiamo inosservati a noi stessi forse non si aspettava che oggi avremmo vissuto perdendo fiducia in Dio e permettendoci raramente l'oblio di noi stessi.
Paradossalmente il Big Bang di conflitti tra le persone avviene tra identità cristallizzate e poco comunicative, e ora si trasfigura in dibattiti microbellici tra idee millimetricamente distanti l'una dall'altra.
Cristiano perseguiterà cristiano, omosessuale offenderà lesbica, il muratore denigrerà il manovale, docenti, medici si culleranno nella creazione delle proprie identità fatte di pseudo stabilità che calmeranno un incontro troppo schockante con l'altro.
 
FINALE: 
 
Domani forse torneremo a parlare di immigrati furbi, dell'Italia ladrona, del sospetto che le nostre idee meravigliose attendono solo di essere rubate, di come sappiamo fare bene un mestiere o conosciamo bene un argomento o di come non lo conosciamo affatto e questo ci fa soffrire.
Ma oggi no.
Oggi per questo minuto pensiamo ad una terra di confine, dove partendo dall'entroterra andiamo verso il mare, immaginiamo un viaggio con la consapevolezza che sappiamo da dove siamo partiti, conosciamo la strada del ritorno ma adesso al confine della terra dove finisce la terra, al limite dei nostri confini ad aspettarci c'è un'altra persona e vi assicuro che da lì si gode di una vista imperdibile.