venerdì 13 febbraio 2015

La Malattia




Ho sempre ritenuto una gran cosa immaginare di poter riprodurre in laboratorio quel minuto di consapevolezza quando ti accorgi che non sei più malato.

È BELLISSIMO!!


Cosa succede al nostro corpo, alla nostra mente in quel momento?

Semplice.

Ci connettiamo al presente e ci sentiamo vivi.

Esistono principalmente due momenti di profonda connessione con il “nostro” qui e ora, nei quali ci sentiamo vivi come non mai e sono:


1) l'Orgasmo

2)Una qualsiasi esperienza che ci avvicina al pericolo della morte.

Mio nonno non mi ha mai parlato di orgasmi, ma del dolore sapeva dare una curiosa spiegazione:

Mi parlava del dolore come si parla di una persona o quantomeno  qualcosa di vivente.

Nonno:
 “Quando ti fai male, immagina di abbracciare un riccio”

Io avevo molto rispetto di mio nonno, quindi annuivo con grazia anche se non capivo cosa volesse dire, ma qualche anno più tardi..


Era un pomeriggio.

Immaginate me e mia sorella rispettivamente di 8 e 6 anni, impegnati ad eseguire un perfetto numero di circo.

Io in equilibrio su una “graziella” rosa,
lei sale sulle mie spalle,
ci accingiamo ad un giro veloce nel velodromo del soggiorno di casa e..

EPILOGO:

1) 10 punti di sutura al sottoscritto all'altezza della fronte alta.

2)Rischio di cambio dei miei connotati da parte di entrambe le figure genitoriali.

Insomma nell'adrenalina della botta, la paura , il sangue rappreso..

Il dolore che ho sentito si è trasformato in un'immagine:

UN PORCOSPINO CHE MI CAMMINAVA IN TESTA!

Pensandoci adesso mi viene l'immagine del Riccio di Rodari ed io come una mela infilzata tra i suoi aculei.

Ma in quel momento, con gli occhi da bambino, immaginavo il simpatico porcospino che passeggiava sulla mia testa.

Non era affatto piacevole,

Provavo un dolore boia.

Gli intimavo di sbrigarsi a passare ma..


NON AVEVO PAURA

Quel giorno scoprii la potenza delle immagini ,  antidoto per non farsi divorare da un'emozione troppo grande.

Ma come possono servire le immagini nella gestione del dolore?

Molto prima della mia sensazionale scoperta, le tradizioni spirituali avevano intuito diversi approcci alla sofferenza:

CRISTIANESIMO:

Il dolore trova un senso in una prospettiva di fede.
Permetto all'evento doloroso di rompere i confini, lascio che i pezzi si rompano per creare confini più grandi, lasciarsi andare in un'ottica di resa consapevole a qualcosa di più grande di me, in una condizione di completa vulnerabilità, attiva una potente risorsa:

LA SPERANZA

COSA FA LA SPERANZA?

ACCENDE UN BELL'ORIZZONTE DI SENSO!

BUDDISMO:

Il dolore è una prospettiva.

Si parla di doppia freccia.

La seconda freccia buddista indica che io al dolore fisico aggiungo il dolore che non è circoscritto all'esperienza.

Come attivo le seconde frecce?

Direziono lo spirito allo spazio residuo della mia vita,il dolore non si toglie ma possiamo evitare o diminuire gli altri dolori.


Le tradizioni spirituali non suggeriscono un cammino solitario ma un percorso psicologico e spirituale composto da:

1) Insegnamenti.

2) Accompagnatori spirituali.

3)Comunità.

Senza questi 3 elementi lavorare con il dolore può portare a gravi conseguenze.


Discutendo con alcuni miei colleghi terapeuti e alcuni medici che lavorano in reparti di oncologia, ho appreso che le persone che lasciano questo mondo dopo una malattia grave e debilitante, ci arrivano in pace con se stessi, camminando principalmente lungo due strade:



1) QUI E ORA:

Rimettono a posto le “cose” della loro vita.

Non vi devo spiegare cosa significhi morire in pace dopo che hai chiuso controversie, svelato i non detti, hai salutato e ti sei assicurato della forza di chi rimane.


2)CIÒ CHE ACCADRÀ


C'è in quei momenti una prospettiva di fede, nascono vere e proprie immagini risananti nella persona, la quale scopre di saper parlare un nuovo linguaggio: quello dell'anima.


Quindi tornando al nostro minuto di consapevolezza:

Se riusciamo a riconoscere la nostra vera immagine interiore, ci accorgiamo che è vero quando la sacra scrittura dice “ad immagine e somiglianza di Dio” e là nel nostro santuario interiore possiamo attingere a tutte le immagini mentali profonde, utili a risanare e ad armonizzare la nostra mente, il nostro corpo e le nostre emozioni attraverso il linguaggio dell'anima.

Formulate immagini azzeccate, benefiche e significative e avrete un potentissimo strumento per lavorare su voi stessi !

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